Dopo il vertice del Palazzo di Vetro sul clima, il ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, ha annunciato il 13 settembre 2019 a Helsinki l’adesione dell’Italia alla Coalizione dei ministri finanziari per la lotta al cambiamento climatico.
«[…] l’adesione dell’Italia alla Coalizione dei ministri finanziari per la lotta al cambiamento climatico. Cambia così la posizione dell’Italia che fin qui aveva scelto di non partecipare all’iniziativa», ha detto lo stesso Ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, durante il pranzo di lavoro Ecofin dedicato al rafforzamento dell’azione sul cambiamento climatico.
Con questa decisione, il nostro paese mira infatti a rafforzare il proprio “impegno per un’economia e una società più verdi a livello nazionale, europeo e globale”.
Gualtieri si è unito alla coalizione dei ministri delle finanze per la lotta al cambiamento climatico, impegnandosi a rispettare le regole con la manovra 2020 e ad approvare la Tobin Tax entro ottobre.
Frassoni (Verdi Europei): Italia in Coalizione, ora azioni concrete dal governo
La Commissione europea ha confermato a Helsinki “la disponibilità ad approfondire forme per proteggere gli investimenti legati alle grandi priorità europee a partire dall’azione per il clima“.
Uno de principali obiettivi del Governo verso la prossima Manovra è di ottenere un incremento di flessibilità rispetto ai parametri relativo al bilancio pubblico con riferimento agli investimenti previsti nel “Green New Deal” dell’accordo di Governo Pd-M5s.
L’adesione dell’Italia alla Coalizione dei ministri finanziari per la lotta al cambiamento climatico è stata subito ben accolta dalla co-presidente del Partito Verde Europeo Monica Frassoni.
“[…] è una scelta importante. Il ruolo dei ministri delle finanze è infatti decisivo nello spostamento delle ingenti risorse pubbliche ancora oggi allocate a sussidi a fonti e attività economiche fossili. Auspichiamo che questa scelta del ministro Gualtieri sia solo l’inizio di un cambio di direzione concreto anche in Italia”, ha detto la stessa Frassoni.
L’adesione dell’Italia alla Coalizione marcherà l’incipit di un processo che convoglierà “i sussidi ambientalmente nocivi verso investimenti e incentivi per attività a prova di clima”.
Investimenti verdi: la parola d’ordine della prossima Manovra
La neo presidente della commissione, Ursula von der Leyen, ha annunciato un ambizioso piano di sostegno agli investimenti green: l’obiettivo è di euro un trilione entro il prossimo decennio.
Inoltre, ha promesso “la più grande sfida e opportunità dei nostri tempi” per fare dell’Europa il primo continente a emissioni zero entro il 2050.
L’obiettivo del neo Ministro dell’Economia e delle Finanze sarà di costruire un piano di investimenti pubblici verdi per euro 50 miliardi anche destinati alla protezione dai rischi sismici e idrogeologici.
Inoltre, il piano appena annunciato mira ad introdurre nuovi incentivi per stimolare l’investimento privato per contribuire alla riqualificazione energetica degli edifici e rilanciare il settore edilizio.
Il MEF in una nota chiarisce che «la battaglia per la sostenibilità ambientale, essenziale per contrastare il cambiamento climatico, può generare da qui al 2030 investimenti per 26 trilioni di dollari e creare 65 milioni di nuovi posti di lavoro».
Un Green New Deal italiano, molte le opportunità all’orizzonte
Un investimento per circa euro 50 miliardi nell’economia “green” potrebbe fare molto per dare slancio all’economia italiana e renderla più sostenibile. La protezione dell’ambiente potrebbe essere inclusa tra i principi fondamentali del nostro sistema costituzionale.
Una vera e propria rivoluzione che richiede la promozione dello sviluppo tecnologico e le ricerche più innovative in modo tale da indirizzare l’intero sistema produttivo verso un’economia circolare e rendere quanto più efficace la “transizione ecologica”.
Inoltre, è necessario potenziare le politiche “per la riconversione delle imprese, per l’efficientamento energetico”.
L’obiettivo è di porre al centro dei piani di investimento la tutela dell’ambiente, il supporto alle green start-up e efficaci policy di rallentamento del cambiamento climatico.
In fin dei conti, lo stesso Piano Industria 4.0 prevede che soluzioni e componenti smart, l’utilizzo efficiente, il monitoraggio dei consumi energetici e idrici, i filtri e i sistemi di trattamento e recupero di acqua, aria, olio, sostanze chimiche, polveri, integrate con il sistema di fabbrica, sono tra le merceologie dei beni ammessi all’iperammortamento.
“Il sistema industriale del nostro Paese sconta problemi di bassa crescita e produttività, ma ha in sé grandi potenzialità per affrontare la sfida di una nuova stagione di sviluppo che faccia dell’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile il suo punto di forza” riporta il programma di Governo.
Il Piano nazionale 4.0 dovrebbe puntare al consolidamento dell’iperammortamento sui beni strumentali funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale delle imprese, ridisegnati in un’ottica chiave “green” e di sostenibilità ambientale.
Per perseguire la strada dell’ecosostenibilità, è necessario adottare misure che incentivino prassi socialmente responsabili da parte delle imprese e perseguire la piena attuazione dell’eco-innovazione.
La parola d’ordine è facilitare la “transizione ecologica” e indirizzare l’intero sistema produttivo verso un’economia circolare.
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