Basilea II: una sfida per la crescita delle aziende italiane

Basilea II è l’accordo internazionale che stabilisce i nuovi requisiti patrimoniali per le banche, obbligandole ad accantonare quote di capitale proporzionate al rischio assunto, valutato attraverso lo strumento del rating. Basilea II ha previsto l’aumento al 2% della riserva frazionaria e ha mantenuto il coefficiente di salvaguardia all’8%.

Basilea II ha previsto l’aumento al 2% della riserva frazionaria e ha mantenuto il coefficiente di salvaguardia all’8%.

Il suo obiettivo è agevolare la stabilità finanziaria del sistema bancario. Inevitabilmente, di fatto, Basilea II impone agli istituti di credito una maggiore attenzione al rapporto tra rischio e redditività: gli istituti finanziari diventano cosi’ i vigili della qualità delle aziende. Gli istituti di credito devono infatti accantonare quote di capitale più che proporzionali al rischio assunto.

L’effetto sulle PMI

Gli effetti dei nuovi regolamenti non hanno tardato a farsi sentire. Dal 2007 al 2019, i finanziamenti, sia a breve che a lungo termine, sono crollati del 34%, passando da un totale di Euro 174 a 130 miliardi.

Dal 2007 al 2019, i finanziamenti sia a breve che a lungo termine sono crollati del 34% passando da un totale di 174 a 130 miliardi di euro.

Inoltre, il tasso di interesse medio applicato alle PMI si attesta al 3,1% p.a. rispetto al tasso applicato alle grandi imprese, che si aggira intorno all’1,8% annuale. Il punto critico è quindi una possibile restrizione nel finanziamento bancario alle piccole e medie imprese: gli imprenditori con minore qualità creditizia vedono un effetto di compressione delle loro capacità di indebitamento in un circolo vizioso che inibisce la crescita.

Il tasso di interesse applicato alle PMI che si attesta al 3,1% rispetto al tasso applicato alle grandi imprese intorno all’1,8%.

La riduzione del rischio passa dal reinvestimento dei profitti, dall’apertura all’equity di terzi e da un’attenta gestione del capitale circolante per evitare la sottocapitalizzazione dell’impresa. Le aziende che saranno in grado di gestire le risorse finanziarie e ad aprirsi a nuove fonti di finanziamento costruendo una struttura finanziariamente più solida saranno pronte a cogliere le opportunità per garantirsi per una crescita stabile.

Le PMI italiane? Sottocapitalizzate

Se confrontiamo le piccole e medie imprese italiane con quelle di altri paesi europei, ne emerge un dato: le PMI italiane risultano posizionate a un livello di capitalizzazione e di partecipazione ai mercati dei capitali generalmente più basso. L’Italia registra la più bassa incidenza di capitalizzazione di borsa delle proprie imprese finanziarie e non finanziarie rispetto al PIL (36,8% a maggio 2018).

L’Italia registra la più bassa incidenza di capitalizzazione di borsa delle proprie imprese finanziarie e non finanziarie rispetto al PIL (36,8% a maggio 2018).

In Europa, le imprese tedesche hanno una capitalizzazione di borsa pari al 61,5% del PIL, le imprese francesi al 106,5% e le spagnole al 67,8%.

Una sfida per crescere

Basilea II e le sue evoluzioni sono una sfida che può diventare un’opportunità per aiutare le aziende a consolidarsi in vista di una crescita stabile. La creazione di un mercato dei capitali sano e vivace passa per il rafforzamento della struttura di capitale delle aziende e per l’ottimizzazione dei flussi di cassa. E la capacità di competere a livello internazionale dipende -anche e sempre di più- dalla credibilità e dalla solidità dei bilanci delle nostre aziende.

  1. OECD, Financing Smes and Entrepreneurs 2019, Rapporto 2019
  2. Assolombarda, Finanziare le imprese in Italia e in Europa: Analisi delle normative, dei nuovi canali di finanziamento e delle best practice europee, Rapporto 3/2019, 2019

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